Il miglior album degli Anthrax

Ultimo aggiornamento: 25.04.24

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Album degli Anthrax – Consigli d’acquisto, Classifica e Recensioni del 2024

 

Quando si parla della scena thrash americana, bisogna tener presente che non c’è solo la Bay Area perché nello stesso periodo un manipolo di band a New York e dintorni stavano dando vita a qualcosa di eccezionale. Tra quelle che ce l’hanno fatta ci sono sicuramente gli Anthrax. Non a caso la band di Scott Ian fa parte di quel ristretto, anzi, ristrettissimo circolo che prende il nome di Big Four, anche se non fanno registrare i numeri di Metallica, Megadeth e Slayer. Ma lasciamo i numeri a chi si interessa di matematica, qui si parla di buona musica dunque vi suggeriamo immediatamente due titoli: il primo è Fistful of metal, debut album che farà felici gli amanti dello speed metal anni ’80, l’altro invece è uno dei lavori più adorati da critica e pubblico, Among the living, che contiene la canzone Caught in a mosh.

 

 

Tabella comparativa

 

Pregio
Difetto
Conclusione
Offerte

 

 

Come scegliere il miglior album degli Anthrax

 

Non avete mai ascoltato la band newyorkese in vita vostra però ne avete sentito parlare tanto e bene? Siete incuriositi e vi state chiedendo quale album degli Anthrax comprare, magari iniziando da quello più economico? Ci proviamo noi a darvi una risposta e lo facciamo con la nostra guida per scegliere il miglior album degli Anthrax. Tenete comunque presente che quando si parla di musica c’è una componente soggettiva che ha il suo peso. Noi possiamo darvi dei consigli ma alla fine saranno le vostre orecchie a dirvi qual è il miglior album degli Anthrax del 2024.

 

 

Guida all’acquisto

 

Una meteora chiamata Neil Turbin

Gli Anthrax mettono in chiaro le cose fin dal primo album: la loro musica è un pungo in faccia. Sul debut canta Neil Turbin. Personalmente adoriamo il lavoro svolto da Turbin su Fistful of Metal ma il singer è praticamente una meteora non soltanto nella storia degli Anthrax ma anche della scena musicale. Non che Turbin non ci abbia provato ma, purtroppo per lui, l’esperienza con gli Anthrax rappresenta l’apice e il declino della sua carriera.

Crediamo che Turbin avrebbe meritato molto di più ma il musicbiz sa essere crudele, poi è chiaro, non possiamo escludere delle responsabilità dirette se la carriera del cantante non sia stata degna di nota come quella dei suoi ex compagni. Dunque, se vi interessa sapere quale album degli Anthrax comprare per ascoltare all’opera Neil Turbin, si tratta di Fistful of Metal, pubblicato nel 1984.

 

Una Belladonna al microfono

Dopo aver licenziato Turbin e provato un paio di cantanti, alla fine gli Anthrax individuano in Joey Belladonna la persona giusta per ricoprire il ruolo vacante. Per tantissime persone è lui il vero cantante degli Anthrax e con lui la band ha registrato i lavori migliori; dobbiamo dire di poter essere d’accordo al 90% ma qui entra in gioco il famoso elemento soggettivo di cui abbiamo discusso prima. È nostra convinzione che il debut album rappresenti un picco nella carriera della band e ribadiamo la nostra stima per il caro Neil. L’arrivo di Belladonna coincide con un progressivo allontanamento dalle influenze di un certo heavy metal classico.

Ma il lavoro successivo vede anche un’altra defezione: se dietro al microfono di Spreading the disease non c’è più Turbin, al basso non sfugge l’assenza di Dan Lilker che poi darà vita a un’altra band seminale come i Nuclear Assault, senza dimenticare i Brutal Truth e il side project insieme a Ian Scott e Charlie Benante che risponde al nome di S.O.D. (completa la line up Billy Milano).

 

Arriva Bush

L’avvento del grunge ha causato crisi (d’identità?) in più di una band. Alle case discografiche interessavano solo i dati di vendita e chi non aggiornava il sound rischiava di non avere più un contratto. Di certo non si poteva dire che gli Anthrax non fossero una band di larghe vedute, come dimostra il singolo con i rapper Public Enemy, Bring the noise, ma ora si parlava di reinventare il sound per un intero disco. Fatto sta che in seno alla band si sono creati dei dissapori inconciliabili che hanno avuto come conseguenza l’allontanamento di Belladonna.

Il sostituto è… il presidente degli Stati Uniti d’America! Ovviamente scherziamo: dagli Armored Saint arriva John Bush. La mossa degli Anthrax, unitamente a quelle successive che rispondono ai titoli di Stomp 442 e Volume 8: The Threat is Real, non si rivela azzeccata. I vecchi fan sono scontenti e la band non riesce neanche a conquistarne di nuovi; il pubblico, quello più modaiolo ma che fa girare i veri soldi, vuole il Grunge e gli Anthrax sono altro.

 

 

Quanta confusione dietro al microfono

Bush fa in tempo a registrare We’ve come for you all e la raccolta The Greater of Two Evils. Quest’ultima dà la possibilità ai fan di fare una comparazione tra Bush e i suoi predecessori; la raccolta, infatti prevede vecchi brani cantati da Turbin ma soprattutto Belladonna. Dopo questa esperienza Belladonna fa il suo ritorno (momentaneo) nella band. Alla reunion prende parte anche il chitarrista Dan Spitz. Il periodo successivo è abbastanza complesso, confuso. Probabilmente neanche gli Anthrax sanno più chi è il loro contante: Bush viene richiamato, poi va via.

Dal cilindro salta fuori tale Dan Nelson dopo che la collaborazione con Corey Taylor degli Slipknot non si concretizza. La band ha un disco pronto, si tratta di Worship Music; la voce incisa è quella di Dan Nelson ma lui non fa più parte della band. Bush accetta di tornare salvo poi chiamarsi fuori quando il gruppo gli impone di ri-registrare le tracce vocali di Worship Music. La stessa proposta viene fatta a Belladonna che accetta ciò che Bush si era rifiutato di fare.

 

I migliori album degli Anthrax 

 

Siamo certi che non vedete l’ora di sapere quale secondo noi sia il miglior album degli Anthrax. Chiaramente abbiamo dovuto escludere alcuni titoli non perché meno meritevoli ma trattandosi di una selezione, non potevamo metterli tutti. Poco più sotto troverete una classifica e una recensione per ogni disco selezionato.

Se vi interessa sapere dove acquistare gli album, potete cliccare sui link che trovate sotto le descrizioni dei titoli venduti online, non dimenticate di confrontare i prezzi delle varie offerte.

 

Prodotti raccomandati

 

Fistful of Metal

 

I nostri consigli d’acquisto iniziano con il debut album della band newyorkese. A nostro avviso è il lavoro più sottovalutato degli Anthrax; per noi, invece, è il migliore che abbiano mai inciso e i nostalgici degli anni ’80 ne converranno. Questo disco è un pugno nello stomaco, speed metal DOC. Neil Turbin al microfono regala acuti pazzeschi; la sua voce è graffiante e ben si adatta al tappeto sonoro tessuto da Ian Scott e soci.

I brani, in totale sono dieci: nove sono scritti dalla band mentre I’m Eighteen è una cover di Alice Cooper. Dire quali siano le song più riuscite è difficile perché sono tutte ottime, tuttavia se dobbiamo citarne una, la scelta ricade su Metal Thrashing Mad. Punto debole è la copertina e probabilmente non è neanche la più brutta realizzata per i dischi della band.

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Among the living

 

Per le band di un certo livello il terzo album è un momento fatidico perché bisogna confermare quanto di buono si è fatto in precedenza, dimostrare che il successo ottenuto non è stato un caso, che non hanno esaurito le idee.

Il terzo disco è la prova del nove e non tutti la superano. Secondo i pareri di fan e critica è proprio Among the living il disco migliore registrato dalla band. Le differenze con il debut sono fin troppo evidenti: le chitarre sono più pesanti, Charlie Benante pesta forte sulla batteria e stupra la grancassa con il doppio pedale; è thrash imbastardito dalle influenze hardcore/punk.

Tra i nove pezzi della tracklist troviamo Caught in a mosh, pezzo immancabile durante i live show e capace di scatenare un pogo assassino. La copertina, invece, è davvero pessima.

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Spreading the disease

 

È il secondo disco degli Anthrax e per loro è un po’ come ricominciare daccapo perché alle registrazioni non prendono parte Turbin e Lilker sostituiti rispettivamente da Joey Belladonna e Frank Bello. Stilisticamente Spreading the disease presenta ancora degli evidenti punti di contatto con il suo predecessore ma il brano Madhouse, in un certo senso, anticipa il sound che poi la band perfezionerà per Among The Living.

Non a caso Madhouse è scelto come singolo e ne viene girato il video. Si tratta di un brano che la band continua a riproporre dal vivo e la risposta del pubblico è sempre ottima.

Nonostante ciò non tutte le canzoni si mantengono a livelli alti, qualche calo di tensione c’è. Non che si tratti di pezzi brutti, sia chiaro; dopotutto la band doveva fare una fase di rodaggio visto l’arrivo di ben due nuovi membri.

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For all kings

 

For All Kings mostra che gli Anthrax sono in piena forma; la band è affiatata come non mai e sul disco si sente. È certamente un grande ritorno che potrebbe essere il sintomo di una seconda giovinezza per la band newyorkese. Incredibilmente questa volta azzeccano anche la copertina e di questo ne siamo contenti dopo una serie infinita pessimi artwork.

Sia chiaro, questo lavoro è ben lontano dal farvi cadere dalla sedia, gli episodi meno ispirati non mancano; pensiamo a Monster at the end oppure a Blood eagle wings; un brano che può tranquillamente essere saltato.

Ad ogni modo, nel complesso, ci riteniamo soddisfatti da quanto composto e registrato dalla band.

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Worship Music

 

L’uscita del disco arriva dopo un periodo travagliato con cantanti che andavano e venivano. Alla fine ha ripreso in mano il microfono Joey Belladonna che ha ritrovato l’armonia con il resto della band che doveva tornare sul mercato con un nuovo album senza perdere altro tempo. Il singer si mette il luce con una prova egregia.

Come esempio per tutti vale Fight’em ’til can’t con un ritornello che si stampa subito nella mente.

Meno convincente, invece, In the end che comunque ha il merito di essere dedicato a due figure importantissime per la musica metal come Ronnie James Dio e Dimebag Darrell.

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Come prepararsi per un concerto degli Anthrax

 

Wow gli Anthrax sono in città! La cosa sarà sicuramente vera per qualcuno mentre molti altri dovranno sobbarcarsi un viaggio di diverse ore per assistere all’esibizione. Per non incorrere in brutte sorprese, vi invitiamo a leggere quanto segue; si tratta di una serie di consigli che vi saranno di grande utilità.

 

 

Non fate tardi

Pur essendo una band importante, gli Anthrax non hanno mai riempito le arene e neanche i palazzetti dello sport; per intenderci, quei luoghi da otto o diecimila persone. Quando fanno un tour da headliner suonano in locali con possibilità di accoglienza più ridotte. Questo non significa che non possiate vedere la band esibirsi in un posto grande ma in questo caso o sono presenti a un festival oppure aprono i concerti di grossi nomi; pensiamo all’evento Big Four.

Perché tutta questa lunga premessa? Per dirvi di partire in tempo utile da casa. Se gli Anthrax si esibiscono nell’ambito di un festival, è molto probabile che suonino quando la luce del sole è ancora alta, dunque muovetevi di conseguenza. Il discorso cambia se sono headliner, in questo caso se le band di supporto non vi interessano, potete recarvi al posto del concerto con tutta calma.

 

Verificate le restrizioni

Prima di partire prendete sempre visione delle restrizioni circa gli oggetti consentiti e quelli proibiti, onde evitare di doverli lasciare all’esterno. Nel caso dei piccoli club dove sovente gli Anthrax si esibiscono, si è meno rigidi ma se andate a un festival o comunque il concerto si tiene in un posto grande, non potrete introdurre bottiglie con tappo, a seconda dei casi, gli zaini superiori ai 10 litri di capacità, ombrelli, selfie stick e macchine fotografiche.

 

 

Come evitare le lunghe file

A nessuno piace stare in fila e poi si fregano tutti i posti sotto il palco. Dannazione! Un modo, del tutto consentito, per evitare lunghe file c’è. È ormai consuetudine disporre ingressi per chi acquista biglietti con il prezzo maggiorato che prevedono una serie di vantaggi; fare più in fretta la fila è uno di questi.

 

 

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