I roditori possono creare numerosi danni in casa, ma sicuramente ciò che preoccupa di più è il rischio di contrarre patologie infettive.
I ratti, ma talvolta anche i topi di campagna, rappresentano una piaga che accomuna migliaia di paesi in tutto il mondo. Purtroppo si tratta di animali altamente infestanti: si adattano facilmente a qualsiasi ambiente, anche il più inospitale come le fogne, si nutrono di tutto ciò che trovano e per finire si moltiplicano molto velocemente.
Considerate infatti, che il periodo di gestazione di un roditore è di soli 24/26 giorni, può avvenire fino a cinque volte in un anno e a pochi mesi sono già in grado di riprodursi.
Cibarsi di spazzatura e vivere in luoghi sporchi li rende portatori sani di numerose malattie, trasmissibili non soltanto ai nostri amati animali domestici, ma anche all’uomo.
Come scoprire se ci sono topi in casa e come tenerli lontani?
Innanzitutto, chi abita in campagna oppure a un piano basso, dovrebbe cercare di tenere sempre pulito e non lasciare cibo o spazzatura vicino alle entrate o le finestre, poiché i roditori potrebbero esserne attratti.
Il bidone dell’immondizia è bene tenerlo lontano, magari nel punto più distante del giardino, ricordandosi di svuotarlo almeno due volte a settimana, soprattutto in piena estate, il periodo in cui le femmine cercano riparo per partorire. Capita troppo spesso infatti, di partire per il mare lasciando dei residui di cibo sul fondo della pattumiera: il luogo ideale in cui dare alla luce la prole indisturbata.
Ma come capire se abbiamo ospiti indesiderati in casa? È molto semplice: notando la presenza di escrementi di topo in giro. Se le tracce dovessero essere poche, limitate soltanto all’area esterna dell’abitazione e lontano dalle entrate, è molto probabile che si tratti solo di un roditore in esplorazione. In questo caso è possibile distoglierlo dall’intento posizionando dei dissuasori sonori, oppure spruzzando dei repellenti specifici nei punti di passaggio.
Tuttavia, se le feci dovessero essere abbondanti, in più punti, e magari accompagnate anche da scie di unto, potrebbe trattarsi di una famiglia di ratti, per i quali bisognerà prendere seri provvedimenti il prima possibile.
Piazzare del veleno per topi potrebbe rivelarsi una soluzione: si acquista nei negozi specializzati in giardinaggio e si presenta sotto forma di piccoli sacchetti in plastica chiusa. Non bisogna aprirli per nessun motivo ma lasciare che siano i roditori a farlo: contengono brodifacoum, una sostanza altamente tossica per l’uomo e per gli animali da affezione.
Si tratta di un anticoagulante a lento rilascio, in grado di rendere permeabili i vasi sanguigni e provocare emorragie interne che porteranno alla morte. L’unico antidoto esistente è a base di vitamina K, tuttavia, va somministrato entro poche ore dall’ingestione ed è necessario ripetere le iniezioni per alcune settimane.
Quali sono le malattie trasmesse dai topi?
Il problema principale della presenza dei roditori in casa è la possibilità di contrarre alcune patologie molto pericolose, sia per l’uomo sia per i nostri amici a quattro zampe.
Inoltre, non è soltanto attraverso il morso che avviene il contagio, ma basta entrare in contatto con l’urina e la cacca di topo con le mani e portarle alla bocca, sul naso o sugli occhi.
Tuttavia, considerato che i ratti vivono in ambienti molto sporchi, la trasmissione potrebbe avvenire tramite i parassiti, che si annidano in casa e nidificano molto velocemente nei tessuti, come tende, divani, asciugamani, cucce e tappeti.
Per esempio il tifo, una malattia veicolata dalle pulci: si tratta di una patologia causata da un batterio chiamato rickettsia, che vive principalmente nell’organismo dei topi e dei ratti. È conosciuta anche col nome di tifo murino, che indica la provenienza dal genere dei muridi, ovvero i roditori.
Non è molto frequente nell’uomo, tuttavia, è diffusa in alcune zone suburbane degli Stati Uniti a causa della forte presenza di opossum. L’unico modo per prevenire la malattia è cercando di non entrare in contatto con tali animali, allontanandoli dalle abitazioni e pulendo le zone attorno la casa.
Il tifo ha sintomi molto simili all’influenza: febbre, mal di testa, brividi e infine, dopo alcuni giorni, può comparire un’eruzione cutanea, dalla quale sarà necessario effettuare una biopsia per confermare la presenza della patologia. La terapia può avvenire solo attraverso una cura a base di antibiotico, tuttavia, se non riconosciuta in tempo potrebbe diventare fatale, soprattutto nei soggetti più anziani.
Un’altra malattia che viene trasmessa tramite l’ingestione di cibo contaminato da feci di topo è il colera. Il sintomo principale è la diarrea, che può diventare talmente forte e frequente da portare alla disidratazione e alla perdita di tutti gli elementi nutritivi fondamentali al mantenimento dell’organismo. Nonostante si tratti di una patologia endemica, per fortuna non è molto presente nei Paesi sviluppati. Viene trattata attraverso un vaccino e la reidratazione tramite l’ingestione di cibi salati e zuccherati.
La leptospirosi invece si può contrarre con la pipì di topo: si tratta di un batterio conosciuto con il nome di Leptospira e vive negli ambienti umidi, come per esempio l’acqua stagnante. È purtroppo molto diffusa, soprattutto nelle zone in cui vi è una massiccia presenza di ratti.
La leptospirosi ha sintomi molto vari, che vanno dalla febbre alta, dolori muscolari, cefalea, ma anche tosse e fitte al torace. Nei casi più gravi può provocare ittero, perdita di proteine nelle urine e persino emorragie interne. Gli animali da affezione sono i più colpiti: bevendo dalle pozzanghere, o facendo il bagno nei laghi possono contrarla, ed è per questo motivo che è altamente consigliabile vaccinarli ogni anno.
Le feci dei topi possono provocare persino la salmonella, attraverso l’ingestione di cibi contaminati crudi, come per esempio la carne di pollo, il latte non pastorizzato, le uova, le salsicce non cotte e il pesce.
I sintomi si manifestano tramite diarrea e crampi intestinali, ma nei casi più gravi possono insorgere insufficienza renale, disidratazione e febbre alta. L’incubazione della salmonella può variare tra le sei e le 72 ore, tuttavia i primi segnali della malattia compaiono già dopo circa 12 ore.
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