Nespresso e il riciclo in Italia e Svizzera

Ultimo aggiornamento: 23.11.24

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Accusata di produrre eccessivi rifiuti non riciclabili, provocati dello smodato utilizzo delle sue macchine per il caffè, la nota azienda Nespresso trova la soluzione.

 

La gestione dei rifiuti

Piero Angela, durante una vecchia puntata della sua famosa trasmissione, ci allarmava già con la domanda: “un giorno o l’altro, finiremo sommersi dai nostri rifiuti?” La risposta fu affermativa. 

Facendo una piccola operazione matematica e, moltiplicando la quantità di prodotti utilizzati per il numero totale degli abitanti del pianeta, era ed è molto probabile che prima o poi ciò avvenga.
Per fortuna, negli ultimi anni sono state sviluppate e messe a punto svariate tecniche di riciclo per alcuni materiali. Ma come è possibile gestire i rifiuti nel modo giusto? Per quanto riguarda quelli organici, vengono trasferiti all’interno di stabilimenti dove sono trasformati in biogas oppure in compost. 

Il primo serve a produrre energia e, una parte di questo, viene venduto direttamente ai fornitori nazionali di elettricità. La plastica invece, subisce un procedimento molto differente, a causa del fatto che vi sono numerosi oggetti di questo materiale, e ognuno di questi va riciclato in modo diverso. 

Nei centri di raccolta vi sono labirinti di nastri trasportatori, che risucchiano i sacchetti più leggeri e li incanalano in altri tunnel. Gli imballaggi più grandi vengono riconosciuti tramite uno scanner laser, ma anche le bottiglie devono essere separate e divise in base ai colori. Alla fine, le tonnellate di rifiuti vengono classificate secondo i vari tipi di plastiche. 

È a questo punto che Corepla, il consorzio nazionale incaricato della raccolta e del recupero, si occupa di prelevare gli scarti e dargli nuova vita. Da questa tipologia di materiale, è possibile ottenere numerosi prodotti, come i contenitori per la spazzatura, mollette per il bucato e cestini della spesa. 

In più, uno dei più grandi traguardi ottenuti con il riciclo della plastica è un particolare tipo di fibra, con la quale sono fabbricati vestiti e capi d’abbigliamento. Dunque, nonostante l’Italia non spicchi tra i Paesi più riciclatori del mondo, possiamo affermare che da circa 2 milioni di tonnellate di materiale plastico, il 70% viene riutilizzato, sia per produrre nuova materia prima, sia per creare combustibili alternativi.

 

Cosa accade in Svizzera

Questo paese è da sempre classificato tra i primi posti come uno dei Paesi al mondo più efficienti e migliori per qualità della vita. Si può dire lo stesso, purtroppo, in quanto a numero di rifiuti prodotti annualmente dai cittadini, con una media di circa 700 kg a persona.
Nel 2013, secondo i dati raccolti dall’ufficio incaricato all’ambiente, solo la metà di questi prodotti durante l’anno sono riciclati, mentre l’altra metà inceneriti. Il problema, probabilmente, nasce dall’inesistenza di una raccolta porta a porta, o dall’assenza di cassonetti disponibili per gli abitanti tra le strade dei quartieri. 

Vi sono soltanto delle zone in cui è possibile portare tutti i rifiuti, inoltre bisogna occuparsi personalmente della suddivisione. Fino all’anno scorso, nel Canton Ticino, non esisteva nessuna tassa in merito. 

Dal 2024 però, il comune di Lugano, per disincentivare la produzione di scarti non riciclabili, mette a disposizione dei sacchetti per la raccolta, facendo pagare una cifra irrisoria per ogni pezzo. E per quanto riguarda gli altri materiali? Continua a essere un dovere dei cittadini. 

Vanno separate le varie tipologie in maniera molto precisa, depositandole poi singolarmente, in quelle che potremmo definire delle isole ecologiche. Solo la carta e il vetro hanno delle postazioni interrate, disponibili in diverse zone delle città.
Tuttavia, nella capitale svizzera sono stati installati dei punti di riciclo in prossimità delle stazioni dei treni, delle fermate degli autobus e all’ingresso dei parchi, così da incentivarne l’uso. La stessa cosa è stata proposta all’interno di molte scuole, per dare il buon esempio ai bambini.

 

Lo smaltimento delle capsule

In Italia, negli ultimi anni, il consumo di caffè in capsule è aumentato a dismisura, portando a un’eccessiva produzione di spazzatura indifferenziata. Purtroppo, la maggior parte degli italiani continua a gettare tali contenitori nei sacchi dei rifiuti non riciclabili. 

Ciò avviene a causa delle modalità di smaltimento lunghe e noiose da seguire, anche se è preferibile dunque adottare tale metodo, piuttosto che separare l’involucro di alluminio dai residui di caffè rimasti al loro interno. 

Per cercare di trovare una seria soluzione a questa problematica Nestlè, l’inventrice delle macchine automatiche, si è arresa di fronte alle altre aziende e torrefazioni, desiderose di portare sul mercato delle cialde compatibili con i sistemi avversari. 

In questo modo, alcune ditte, che propongono articoli più attenti alla salute dell’ambiente, hanno messo in vendita delle capsule Nespresso compostabili da poter smaltire all’interno dei rifiuti organici. 

Per quanto riguarda gli involucri originali invece, questi vanno portati direttamente nei punti vendita autorizzati, dove troveranno una nuova vita come fertilizzante per le piantagioni di riso.

Che fine ne fanno le capsule in Svizzera?

I cittadini svizzeri non sono da meno agli italiani: grandi estimatori di caffè, producono una quantità industriale di rifiuti indifferenziati a causa delle suddette capsule, non correttamente riciclate. Nonostante il costo a volte eccessivo, sembra che ormai questo tipo di bevanda sia di gran lunga preferita rispetto alla classica moka. 

All’interno dei supermercati elvetici, è possibile acquistare ben 22 tipi di capsule compatibili con i sistemi Nespresso. Ma se solo quelle originali possono essere riportate all’interno degli store ufficiali, come agevolare e stimolare i ticinesi a effettuare una corretta suddivisione di questi prodotti così inquinanti?
Ed è così che la famosa multinazionale Nestlè è scesa a patti con una delle catene di supermercati più importanti della Svizzera, Migros. Secondo l’accordo, sarà possibile portare indietro sia gli involucri di marca Royal, prodotti proprio da quest’ultima società, sia quelli originali Nespresso. 

Entrambi saranno recuperati e destinati al riciclo: quello in alluminio verrà utilizzato per fabbricare nuovi prodotti, i fondi del caffè verranno invece trasformati in materiale di compostaggio, oppure in biogas. 

Al momento, si stima che circa il 58% di tali contenitori siano stati riportati nei 700 punti vendita Migros. Una percentuale ancora troppo bassa però, per definirlo un ottimo risultato.

 

 

 

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2 COMMENTI

Marino Ercolani

July 19, 2020 at 8:49 am

Ma in Italia, nel mio caso a Milano, dove trovo i punti di riciclo che raccolgono le capsule usate?

Risposta
BuonoedEconomico

July 21, 2020 at 1:36 pm

Salve Marino,

dai un’occhiata qui: https://www.nespresso.com/it/it/riciclo-capsule-nespresso

Saluti

Team BeE

Risposta

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