I 5 migliori whisky del 2024

Ultimo aggiornamento: 19.04.24

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Whisky – Consigli d’acquisto, Classifica e Recensioni 

 

Se dicessimo che il whisky è il re dei distillati, faremmo probabilmente arrabbiare molte persone, ma crediamo che nessuno potrebbe accusarci di falso. Sarà perché è quello che ordinano i cow-boy nei fumosi saloon, o perché è diventato leggenda ai tempi del proibizionismo negli Stati Uniti, sarà perché tra alti e bassi periodicamente torna a essere il più venduto, o perché può contare su così tante varianti e sfumature. Sia quel che sia, il whisky resta centrale nel consumo e nell’immaginario. In questa guida abbiamo fatto una raccolta di prodotti commerciali, avvicinabili un po’ da tutti, che permettano di esplorare la grande varietà della produzione, che va dalla Scozia al Giappone, passando per Stati Uniti e Canada. Al primo posto, immancabilmente, uno scotch whisky single malt, il Lagavulin, prodotto da più di due secoli nell’omonima distilleria sull’isola di Islay. Per la seconda piazza, invece, un classico intramontabile e più economico: il Jack Daniel’s old n.7.

 

 

Tabella comparativa

 

Pregio
Difetto
Conclusione
Offerte

 

 

Guida all’acquisto – Come scegliere il migliore whisky?

 

Sulla definizione di Whisky, così come sulla sua denominazione (whisky o Whiskey), c’è ancora un po’ di confusione. Prima di concentrarci su quale whisky comprare e come scegliere un buon whisky, cercheremo di fare chiarezza tra le diverse categorie di questo celebre distillato, sicuramente nato tra la Scozia e l’Irlanda (chi sia arrivato prima è discussione puramente accademica) e oggi prodotto con ottimi risultati anche a latitudini insospettabili, come quelle del Giappone. 

Cos’è il Whisky

Partiamo dalla cosa più ovvia, vale a dire il nome: qual’è la grafia giusta, “whisky” o “whiskey”? Posto che i due termini non hanno significati diversi, gli esperti spiegano che Gran Bretagna, Giappone e Canada etichettano i loro prodotti “whisky”, mentre negli Stati Uniti e in Irlanda, con rarissime eccezioni, si preferisce “whiskey”. Noi parleremo, in ogni caso, dei migliori whisky del 2024.

Comunque lo si chiami, si tratta di un distillato a base di cereali. I cereali possono essere diversi (orzo, segale, mais, frumento), ma non possono mancare perché si parli propriamente di whisky. 

Il metodo di produzione è sostanzialmente identico nel mondo, con alcune particolarità geografiche, o addirittura legate alla tradizione di una distilleria, che permettono di fare la differenza tra una bottiglia e un’altra.

Anche il tipo di cereale adottato determina differenze tra un prodotto e l’altro e anche una diversa classificazione. 

Si parla di malt whisky quando è realizzato al 100% con orzo maltato. È il caso del whisky scozzese, il celebre Scotch, ma anche di molti prodotti giapponesi, Nikka o Sutory, e di alcune etichette irlandesi. Negli stessi Paesi, tuttavia, si produce anche grain whisky, ottenuto da diversi cereali. C’è poi il famoso rye whisky, in cui è necessaria la presenza almeno al 51% di segale, insieme a mais e malto. Infine il Bourbon, con il 51% di mais, misto a malto frumento o segale. 

 

Come si produce

L’orzo costituisce l’ingrediente principe del whisky, ma per produrre lo Scotch deve essere “maltato”. Bisogna cioè che i grani ottenuti dalla mietitura germoglino, ammorbidiscano l’amido e diano vita a quello che chiamiamo malto. 

Si tratta di un processo naturale, ma per la produzione di whisky l’orzo è immerso nell’acqua per un paio di giorni, asciugato e lasciato germinare. Quando il chicco è completamente trasformato, il malto ancora umido passa nel kiln, dove l’aria calda lo asciuga e uccide i germogli.

È in questa fase che si ottiene il cosiddetto “torbato”. È un prodotto tipico scozzese, oggi molto richiesto e che trovate anche nella nostra vetrina. Si tratta, in pratica, di un’affumicatura realizzata, appunto, bruciando la torba, una vegetazione parzialmente decomposta, costituita da muschi e altri elementi, spesso presente nelle paludi e nelle brughiere. 

Mentre il malto viene essiccato assorbe un particolare aroma affumicato, che ne determina il gusto anche al termine del percorso di produzione.

Si passa quindi al processo di fermentazione, per il quale è necessario usare molta acqua (ingrediente importante) e, infine, alla distillazione. 

Si possono usare alambicchi a colonna o continui, ibridi ed estrattivi, ma il risultato finale è in sostanza identico, la concentrazione dell’alcol prodotto dalla fermentazione. Si può procedere a più di una distillazione, per aumentare la gradazione alcolica ed eliminare le impurità, ma non si raggiungono mai i numeri tipici di altri distillati, come la vodka, in cui si punta a una purezza cristallina. 

Infine c’è l’invecchiamento nelle botti. È lì che il distillato assume il suo colore ambrato, più o meno scuro, e assorbe una parte degli umori che rilascerà poi nel palato quando lo assaggeremo. Fino a un paio di secoli fa, quello che i nostri antenati chiamavano whisky non aveva alcun colore. 

Il tipo di botte è importante, anche se non sempre determinante nel risultato finale. C’è chi usa legno carbonizzato, chi preferisce botti nuove e chi già usate, magari per contenere sherry o bourbon. 

Vecchio uguale migliore?

Forse perché siamo abituati al vino, tendiamo a credere che un prodotto invecchiato molti anni sia il migliore whisky, ma non è detto che sia così. Quasi sicuramente sarà più costoso, ma non necessariamente più buono. Su questo punto bisogna essere chiari: anche se si incontrano molti esperti a cui piace distribuire scomuniche e pagelle, il piacere del whisky è molto personale. Il prezzo non è un criterio infallibile per individuare la qualità e non si devono spendere cifre da capogiro per sorseggiare un buon bicchiere di whisky. A proposito, non si devono spendere cifre particolari nemmeno per l’acquisto di un ottimo bicchiere da whisky.

Nella nostra classifica abbiamo selezionato buone bottiglie, non necessariamente a prezzi bassi, ma certamente avvicinabili, che potrebbero rientrare nella categoria dei whisky “commerciali”. Ma, i veri appassionati lo sanno, non sono per nulla disprezzabili.

Quando un whisky invecchia a lungo nelle botti, una parte evapora. Dunque, la quantità vendibile si riduce e i prezzi aumentano. Inoltre, per ovvie ragioni, non se ne può produrre a getto continuo. Esistono Scotch invecchiati eccellenti, ma, altrettanto, bourbon giovani di ottima qualità.

Se non sapete dove poggiare le vostre bottiglie,  vi potrebbe interessare un buon carrello da cucina pieghevole: date un’occhiata.

 

I 5 migliori whisky – Classifica 2024

 

 

1. Lagavulin single malt scotch whisky

Principale vantaggio

Il Lagavulin è uno dei più amati whisky scozzesi, prodotto sull’isola di Islay in una distilleria attiva dal 1816. Ha un gusto dolce, lievemente affumicato, ma con echi salini. È un eccellente esempio di bottiglia che mette d’accordo grande pubblico e intenditori, in vendita a un prezzo accessibile.

 

Principale svantaggio

Il cosiddetto gusto “torbato”, che si deve al processo di affumicatura con la torba nella fase di essiccazione del malto, è la sua caratteristica più spiccata, ma non piace a tutti. 

 

Verdetto 9.8/10

Un regalo che non fa sfigurare, una bottiglia da sorseggiare con gli amici sia per occasioni speciali, sia in qualche sera di intimo convivio. Un gusto inconfondibile, che in Italia riscontra particolare successo. Per gli appassionati e per i principianti del magico distillato, una bottiglia che merita un posto d’onore nella vostra vetrina.

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DESCRIZIONE CARATTERISTICHE PRINCIPALI

 

200 anni di “isolamento”

Si fa risalire al 1816 la prima distillazione di questo leggendario produttore di scotch Whisky, il Lagavulin. Se si ha la fortuna di visitare la distilleria, si capisce perché da secoli sia avvolto nel mito. 

Un piccolo gruppo di edifici bianchi, sull’orlo di una costa piatta, di pietra ed erba, schiaffeggiata dal vento, dalla salsedine e dalla pioggia sull’isola di Islay, che, ci spiegano gli esperti, si pronuncia “alai”. E i volti di chi produce, seleziona, assaggia sono esattamente quelli che vi aspettereste di vedere: rubizzi e rocciosi. 

Si possono dire molte cose sul metodo di lavorazione del malto, sulla distillazione e sull’invecchiamento, ma il segreto del Lagavulin è probabilmente tutto racchiuso nelle sue acque, nel suo cielo plumbeo, nel suo clima. Non a caso sulla stessa isola sorgono molte altre distillerie, tutte degne di fama. 

Whisky “torbato”

Questo scotch whisky invecchiato 16 anni è un classico esempio di distillato “torbato”. Come spieghiamo nella nostra guida, al termine della germinazione dell’orzo e della produzione del malto, lo si fa essiccare all’interno di speciali forni detti kiln. 

In questa fase, nel caso del Lagavulin, prima dell’essiccazione definitiva si brucia la torba e si lascia che il fumo venga assorbito dal malto ancora umido. Questo processo di affumicatura può durare fino a 18 ore, in condizioni di calore non altissimo. 

Durante l’operazione il fumo assorbito può anche essere misurato, calcolando in parti per milioni i polifenoli rimasti nel malto. 

La traccia aromatica, in ogni caso, viene conservata anche dopo i successivi processi di fermentazione e distillazione ed è una delle note caratteristiche di questo whisky. Il modo migliore per sincerarsene è usare il naso al momento dell’assaggio.

 

Nel bicchiere

Il Lagavulin ha un bellissimo colore ambrato, chiaro. Gli esperti, contrariamente a quanto si crede, spiegano che non è affatto una bestemmia allungare con acqua il vostro bicchiere di whisky. Il prodotto è allungato con acqua già al termine della distillazione, per ottenere la gradazione desiderata. 

Inoltre, l’aggiunta di acqua libera gli aromi “imprigionati” nel whisky, come una giornata di pioggia fa sprigionare i profumi del bosco. Quindi, si potrebbe addirittura dire che l’aggiunta di acqua è il modo migliore per godere appieno del whisky.

Nel caso del Lagavulin sono tanti gli umori che raggiungono il naso e il palato. L’affumicatura intensa, la dolcezza zuccherina, la persistenza salina. 

Questo è uno dei whisky più venduti online, fa il pieno di consensi nei consigli d’acquisto, ma incontra il favore anche dei professionisti del settore. Per questo è il primo candidato nella nostra guida per scegliere il miglior whisky. 

 

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2. Jack Daniels’s old n.7 Tennessee whisky

 

Jack Daniel’s old n.7, o “il mio amico J.D”, come lo chiama Al Pacino nel film Scent of a woman (profumo di donna). È il più famoso e il più venduto Tennessee whiskey ed è anche una delle marche di whisky più diffuse nel mondo. 

Non è un problema scoprire dove acquistare questo prodotto, realizzato per il commercio su larga scala, ma questo non significa che debba essere disprezzato.

Il prezzo è tra i più accessibili, e probabilmente è una delle più ovvie e consigliabili porte di ingresso per chi non abbia mai assaggiato il re dei distillati. 

Lo abbiamo definito Tennessee Whiskey, perché questa è anche la sua etichettatura, ma a ben guardare, per composizione, lo si potrebbe anche considerare un bourbon. È infatti una miscela di cereali composta dall’80% di mais, l’8% di segale e il 12% di orzo maltato. Cosa lo distingue?

Stando a quel che dicono i produttori, quella cosa chiamata Lincoln County Process. In pratica, prima di mettere lo spirito a riposare qualche anno nelle botti (due nel caso di questa bottiglia), viene filtrato attraverso un alto strato di carbone. 

Un’operazione complessa e, assicurano gli esperti, spettacolare, che risale ai tempi in cui Jack Daniel in persona, nell’Ottocento, distillava il suo whisky.

Questo filtraggio giustifica una diversa etichettatura e determina anche, almeno in parte, il gusto e l’aroma tipico della bottiglia. 

Quando si assaggia, si sente chiaramente la nota dolce del mais e del miele, con un’eco di tostatura. I profumi sono decisi e avvolgenti, con richiami alla vaniglia e un velo di affumicatura. 

Abbiamo sintetizzato le note positive e le note negative di questo celeberrimo whisky statunitense.

Pro
Rapporto qualità prezzo:

in Rete si può acquistare una bottiglia da un litro a poco più di 20 euro. Un rapporto qualità prezzo davvero altissimo.

Gusto dolce:

tutti i clienti sottolineano la dolcezza di questo whisky, spesso associato al miele. Naturalmente si parla di gusti personali, e non tutti potrebbero apprezzare.

Maxi bottiglia:

bottiglia da un litro, non comune nella grande distribuzione. Una scorta e un regalo ancora più gradito. 

Contro
Packaging:

acquistata online, la bottiglia potrebbe arrivare senza una scatola, che forse la renderebbe più gradevole per un regalo.

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3. Satury Hibiki Harmony Blended whisky

 

Per chi non abbia dimestichezza con il mercato del whisky, può costituire una sorpresa la proposta di una whisky giapponese. In realtà, da decenni la produzione nipponica si è affermata presso il pubblico e gli specialisti. 

Il Satury Hibiki Armony è un blended whisky di primissima qualità. Sebbene oggi la moda tenda a privilegiare i whisky single malt, ci permettiamo di proporre questa armonia di sapori e profumi, frutto di un’arte di distillazione perfettamente metabolizzata e di favorevoli condizioni climatiche. 

Blended significa che sono mescolati whisky, di grano in questo caso, provenienti da diverse distillerie: il whisky di malto della Yamazaki e della Hakushu e quello di cereali della Chita. Non si tratta di un sottoprodotto, ma di una raffinata composizione. Il distillato è invecchiato in botti di rovere per sherry e anche in botti di rovere bianco americano.

L’etichetta è comparsa per la prima volta nel 1989, in occasione dei 90 anni della Suntory, e ha riscosso un immediato successo. 

Il prezzo non è certo fra i più bassi, visto che sfiora i 100 euro. Siamo lontani dai numeri folli di certe bottiglie da collezione, ma si tratta di una spesa pesante per i nostri normali portafogli. 

Il gusto, però, ripaga pienamente. Per chi riesce distinguere le note aromatiche del whisky, si presentano al palato arancia candita e cioccolato bianco. Il naso percepisce toni di mela verde, miele e bacche rosse. Una festa di fragranze, elegante come la bottiglia che le custodisce. 

Nella tabella qui sotto potete leggere, in sintesi, tutti gli elementi di forza e di debolezza di questo raffinato blended whisky.

Pro 
Armonia di fragranze:

clienti e specialisti promuovono a pieni voti il bouquet di profumi e la festa di sapori che esplodono armoniosamente nel naso e nel palato.

Elegante:

venduto in una elegante bottiglia con design raffinato e di chiaro stile nipponico. Un regalo perfetto in tutti gli aspetti.

Contro
Blended:

non si tratta di un difetto, ma oggi il mercato punta molto sui single malt, e questo obiettivamente non lo è. Ma è la bottiglia giusta per cambiare idea sulla superiorità assoluta dei single malt.

Prezzo alto:

non è un prezzo eccessivo, se rapportato alla qualità, ma in termini assoluti è una spesa da ponderare con attenzione.

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4. Jim Beam white label bourbon whisky

 

Il Jim Beam white label (etichetta bianca) è uno dei bourbon whisky più noti e più venduti nel mondo: non scopriamo nulla di nuovo. Per bourbon si intende un whisky realizzato a partire da una componente di mais almeno al 51%, insieme a segale e orzo. 

La gran parte del bourbon si produce in Kentucky e questo non fa eccezione. Sull’etichetta è possibile leggere anche l’indicazione ‘straight’. Negli USA si attribuisce ai Whiskey (come scrivono lì) con almeno due anni di invecchiamento: il Jim Beam ne può vantare quattro.

Tra gli specialisti non è molto apprezzato, a causa forse della sua popolarità, ma se si considera il prezzo a cui è venduto, è un whisky tutt’altro che disprezzabile.

È un po’ leggero, e non a caso molto usato nei cocktail. Il sapore è gradevolmente fruttato, con un sottofondo di spezie e vaniglia. Tende a sfumare con una nota legnosa, che gli conferisce un certo carattere. 

La lunga esperienza di questa distilleria, in ogni caso, si fa sentire e nella comparazione con altri bourbon non sfigura per nulla, anzi. Certo, non compete con i migliori scotch whisky, ma non è quella la sua arena. Una bottiglia economica, ma di qualità convincente, con un design antico e affascinante.

Nel riquadro sottostante ritrovate i punti di forza e di debolezza di questa storica etichetta americana.

Pro
Prezzo conveniente:

si trova venduto online a circa 16 euro. Un prezzo decisamente conveniente per un whisky più che gradevole.

Sapore dolce:

questo bourbon regala piacevoli sensazioni al palato. Sentori Di frutta secca e vaniglia. 

Contro
Leggero:

i bevitori più esperti trovano che il Jim Beam non sia particolarmente corposo, anche per questo è molto usato nei cocktail.

Design:

forse meriterebbe una rinfrescata, anche se nel campo dei distillati si tende a sottolineare la tradizione. La bottiglia quadrata ha ancora un suo fascino.

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5. Talisker scotch whisky

 

Un altro whisky “torbato” delle isole scozzesi. Questa volta ci spostiamo da Islay all’isola di Skye. 

Torniamo a parlare di un whisky single malt con 10 anni di invecchiamento, ma quasi 200 anni di storia alle spalle. 

Il Talisker punta molto, fin dalla confezione, sull’evocazione delle coste marine della verde Scozia e promette aromi e sapori salmastri. Promessa parzialmente mantenuta.

Il profumo è un po’ meno intenso del Lagavulin, l’unico con cui è possibile un confronto diretto tra i prodotti in questa vetrina, ma piacevole: si assapora il fumo di torba, qualche accento d’agrume e di miele.

L’assaggio è convincente: bevuto liscio, in particolare, permette di sentire distintamente note piccanti, sale, pepe e, ancora una volta, agrumi. Un caleidoscopio di sapori che persiste a lungo in bocca. 

È un whisky di medio corpo, convincente e ruvido, venduto a un prezzo francamente conveniente: poco più di 30 euro, a seconda delle offerte. 

Nella tabella potete leggere per punti cosa ci ha convinto di più e cosa di meno di questo glorioso scotch single malt.

Pro
Rapporto qualità prezzo:

prezzo molto più che adeguato alla qualità. In vendita a circa 30 euro un whisky torbato di ottima qualità. 

Gusto piccante:

strano per un whisky al malto, che si è abituati ad accostare al sapore dolce. Il Talisker regala una sferzata salmastra e piccante.

Contro
Aroma:

alcuni specialisti segnalano un po’ di delusione rispetto all’impatto aromatico di questo whisky, che è comunque gradevole e incisivo.

Design:

la confezione è accattivante, ma la bottiglia è abbastanza anonima. Un dettaglio poco rilevante rispetto al gusto, ma che ha il suo peso se si pensa a un regalo.

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Come bere e capire l’whisky

 

Corre l’obbligo di ricordare che il consumo di alcol, oltre a essere interdetto ai minorenni, richiede attenzione anche da parte degli adulti. Detto questo, la capacità di distinguere con chiarezza i diversi aromi non è qualcosa che si acquisisce al primo assaggio.

Esistono degustatori che si vantano di riuscire a distinguere perfino la distilleria di provenienza di una bottiglia, ma noi non puntiamo a tanto. 

Lo scotch, il re

Scotch whisky è il whisky per eccellenza per la maggior parte di noi. La Scozia resta, sebbene non incontrastata, la regina di questo distillato. Le marche più famose che si trovano anche sugli scaffali di supermercato sono blended whisky: Ballantine’s, Chivas Regal, Johnnie Walker. Negli ultimi anni, però, il mercato si sta orientato sui prodotti single malt, che hanno avuto un’impennata di vendite e di produzione. 

Il nome Scotch whisky è un’indicazione di produzione geografica tutelata dalle regole europee e disciplinata da severe procedure. Il primo requisito è che sia prodotto interamente in Scozia, e in secondo luogo realizzato esclusivamente con acqua e orzo maltato. Ci sono poi una serie di specifiche sulla fermentazione con lievito e sull’invecchiamento in botti rigorosamente di rovere, per non meno di tre anni. 

A sua volta, si possono distinguere il single malt Scotch whisky (solo orzo), il single grain scotch whisky (singola distilleria, frumento o mais), il blended malt scotch whisky (miscela di diversi single malt), il blended scotch whisky (miscela di diversi blended malt) e il blended grain scotch whisky (miscela di diversi single grain). Insomma, una vera matrioska!

 

American whiskey

Sotto la voce “American whiskey” si distinguono sostanzialmente tre tipologie: il rye whiskey (di segale), il Tennessee Whiskey e il Bourbon Whiskey (prodotto principalmente, ma non esclusivamente, in Kentucky con prevalenza di mais ferementato). Tutti sono caratterizzati dalla presenza per almeno il 51% di un singolo cereale diverso dall’orzo (sia esso mais, segale, frumento). 

Tra i bourbon, le marche più note sono Four roses, Wild Turkey o Buffalo trace. Uno degli esempi più noti e più venduti di Tennessee whiskey è il Jack Daniel’s Old n.7.

Giappone, Irlanda e Canada

Strano a dirsi, ma il Giappone si è pian piano conquistato un ruolo di primo piano nel mercato del whisky. 

I segreti della distillazione li hanno appresi in Scozia e li hanno trasferiti, con perizia, sull’isola del Pacifico. I pareri degli esperti sembrano unanimi nel valutare il successo dei principali produttori, Nikka e Santory. Il segreto di questo whisky non sembra risiedere in un particolare ingrediente, ma in un insieme di fattori tra cui il clima e le fonti d’acqua usate nella produzione.

L’Irlanda potrebbe con buone ragioni rivendicare la prima paternità nella distillazione del whisky. La storia della produzione nazionale ha conosciuto alti e bassi e in questo momento vive una fase di parziale riscatto.

L’whisky irlandese si caratterizza per alcune particolari tecniche di produzione con doppia e tripla distillazione, ma soprattutto per il cosiddetto “single pot still”, uno specifico alambicco con il quale è distillato un tipo di malto abbastanza simile a quello dello Scotch. 

Il whisky canadese, infine, non gode della fama dovuta. In America, fino a una decina di anni fa, era il più venduto, e si sa quanto negli USA siano patriottici rispetto al bere. I canadesi sono specializzati nel blended whisky, che realizzano, tuttavia, con una grande varietà di tecniche di distillazione. Tra le etichette più conosciute segnaliamo il Wiser’s, il Black Velvet e il Crown Royal.

 

 

 

Domande frequenti 

 

Che differenza c’è tra Scotch whisky e whisky?

Si potrebbe dire che c’è una grande differenza e, allo stesso tempo, nessuna differenza. Lo scotch whisky è, appunto, un whisky, ma deve essere prodotto rigorosamente e totalmente in Scozia con orzo maltato. 

La Scotch Whisky Association (SWA) ha messo per iscritto alcune regole essenziali di ferro per definire senza ambiguità cosa è davvero scotch whisky. Oltre al fatto che non può farsi altrove che in Scozia, è precisato che debba essere prodotto da acqua e orzo maltato “ai quali possono essere aggiunti solo chicchi interi di altri cereali”. Deve inoltre fermentare con il solo apporto di lieviti e distillato a una “percentuale alcolica non superiore al 94,8% vol (ABV)”. 

Dopo tutto ciò, deve riposare in botti di rovere con capienza non superiore ai 700 litri e per almeno tre anni. 

Uno dei luoghi più noti e affascinanti in cui si distilla scotch è l’isola di Islay, particolarmente conosciuta per il gusto “torbato”, oggi estremamente ricercato, del suo whisky. 

 

Che caratteristiche ha il bourbon?

Il bourbon whiskey è una delle varietà di Whisky tipiche degli Stati Uniti. A differenza dello scotch, che è prodotto al 100% con orzo, nel bourbon c’è una componente per almeno il 51% di mais, oltre a orzo, segale e frumento. Il bourbon deve essere prodotto negli USA per definirsi tale, e invecchiare in botti di rovere nuove, carbonizzate. Il primo produttore di questo tipo di Whisky è il Kentucky. I marchi più noti sono Four Roses, Buffalo Trace, Jim Beam, Old Forester e Wild Turkey.

 

Cos’è il whisky?

Si può considerare whisky un distillato ottenuto dalla fermentazione di cereali (orzo, mais, segale, frumento) e invecchiato in botti, perlopiù in rovere. Si realizza attraverso successivi processi di macerazione, fermentazione, distillazione, invecchiamento, miscelazione e imbottigliamento. Alla famiglia del whisky appartengono lo scotch whisky, il bourbon whisky, il grain whisky, il blended whisky. 

 

Qual è il bicchiere giusto per il whisky?

Poiché il piacere del whisky parte dal naso, occorre un bicchiere ampio, ma che non disperda gli aromi. Se si decide di berlo con molto ghiaccio, occorre un bicchiere ampio con una base pesante, poco importa se quadrato o arrotondato, ognuno deve trovare la formula migliore per sé. Molti appassionati consigliano una forma simile ai bicchieri a tulipano, ma con una base più larga e un’apertura meno svasata. 

 

 

 

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4 COMMENTI

andrea

July 13, 2019 at 11:18 am

Buongiorno, da poco solo nel mondo dei whisky e dopo che sono prossimo ad un acquisto volevo delle info in più.
Ho sentito parlare molto bene del Lagavulin 16 single malt, e proprio l’altro giorno ho assaggiato l’oban 14 single malt e mi è piaciuto moltissimo.
Vorrei un consiglio su una bottiglia di qualità che abbia un gusto non forte e una gradazione massima di 43 gradi. Per quanto riguarda L’aulmore 12 anni single malt, invece? potrebbe essere una opzione, dato il suo colore chiaro?
grazie

Risposta
BuonoedEconomico

July 15, 2019 at 3:47 pm

Salve Andrea,

i whisky che hai nominato sono tutti ottimi. La nostra personalissima preferenza va, tuttavia, a un altro prodotto di grandissima qualità: Macallan, 12 o 18. Storico, unico.
Vediamo se qualche nostro visitatore ci dice la sua al riguardo.

Saluti

Risposta
Gabriele

January 3, 2021 at 1:07 pm

Salve a tutti, sono nuovo nel forum, proprio nel settembre 2019 ho conosciuto il whisky Macallan 12 double cask, e a dirla tutta è il miglior whisky che ho bevuto. Ero abituato al solito jack daniels, non male come whisky, ma il Macallan lo batte alla grande, ultimamente mi sono comprato una bottiglia di Macallan 12 Years triple cask con retrogusto di rovere abbinato alla vaniglia e devo dire che è molto buono. Prossimamente prenderò altre bottiglie Macallan.

Risposta
BuonoedEconomico

January 4, 2021 at 2:48 pm

Salve Gabriele,

grazie del tuo intervento che arricchisce questa pagina.

Saluti

Team BeE

Risposta

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